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Itinerari Turistici

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Itinerari Turistici


Il comune di Lacedonia sorge nell’area dell’Alta Irpinia. È un paese di 2.203 abitanti, situato a 734 metri sul livello del mare. Molte sono le bellezze paesaggistiche e naturalistiche, oltre ai tanti luoghi di interesse storico e antropologico, che si possono ammirare e visitare nel borgo irpino e nelle zone limitrofe.

Itinerario Naturalistico

Il comune di Lacedonia sorge nell’area dell’Alta Irpinia. È un paese di 2.203 abitanti, situato a 734 metri sul
livello del mare e a 81 km da Avellino. Il territorio si estende per 82,10 km² e i comuni confinanti sono:
Aquilonia, Bisaccia, Melfi, Monteverde, Rocchetta Sant’Antonio, Sant’Agata di Puglia e Scampitella. È
attraversato dal fiume Ofanto e dai torrenti Osento e Vallone Isca.
Il centro storico è collocato su una collina e conserva la sua originaria struttura abitativa.
È uno dei quattro comuni della regione Campania, il cui territorio confina con due regioni (Puglia e
Basilicata). Molte sono le bellezze paesaggistiche e naturalistiche che si possono ammirare e visitare nel
borgo irpino e nelle zone limitrofe.
Clicca sulle bellezze paesaggistiche per saperne di più.

Fiume e Valle Osento
‘Ausentum’ deriva dall’etrusco e questo ci fa supporre che durante la dominazione romana, la valle fosse
nelle mani di una famiglia proveniente dell’Etruria. Il fiume trova le sue sorgenti alle pendici del Monte
Origlio, si distende lungo la valle che costeggia il Monte Pauroso, confluisce nel lago San Pietro e sfocia nel
fiume Ofanto.

Bosco Origlio, il Cerro del Tesoro e il Cerro del Drago
Il Bosco Origlio, insieme al bosco in località San Ciro e quello in località Forna, fa parte del territorio di
Lacedonia. Il Monte Origlio, con i suoi mille metri di altitudine, costituisce la fonte del fiume Osento e
ospita una ricchissima fauna. Nel bosco sono presenti due maestosi cerri secolari: il Cerro del Drago – alto 25
metri e con una circonferenza di 540 cm – e il Cerro del Tesoro – alto 20 metri e con una circonferenza di
410 cm. Queste due querce centenarie formano un piccolo tratturo che delineava in passato il collegamento
per la transumanza delle greggi in Puglia durante il periodo invernale. Esiste inoltre una leggenda legata al
Cerro del Tesoro, secondo la quale, all’epoca dei briganti, il più famoso dei banditi – Carmine Crocco –
avrebbe sepolto nei pressi dell’albero un ingente bottino mai più ritrovato.

Lago di San Pietro
Il Lago San Pietro è un bacino artificiale incastonato nell’Appennino campano a 460 metri sul livello del
mare. Riceve le acque dal torrente Osento, affluente del fiume Ofanto che nasce nel territorio di Lacedonia.
Fu realizzato negli anni Sessanta per consentire la raccolta delle acque del torrente, con lo scopo di
immetterle nell’alveo dello stesso nei periodi di siccità, da utilizzare per l’irrigazione nelle terre delle puglie.
La diga artificiale ha una capacità di circa 17.100.000 metri cubi d’acqua ed è delimitata dai confini
comunali di Monteverde, Lacedonia e Aquilonia, tutti comuni membri della Comunità Montana Alta Irpinia.
La flora del lago San Pietro o Aquilaverde è costituita dalla ricca vegetazione della Foresta Mezzana, mentre
a caratterizzare la fauna acquatica sono carpe, trote e pesci gatto. Il Lago San Pietro è il luogo ideale in cui
trascorrere giornate in tranquillità grazie anche alla presenza di un’area appositamente attrezzata ed è inoltre
un’area SIC (Sito di Interesse Comunitario).

Itinerario Religioso

A Lacedonia la tradizione religiosa è molto forte per il fatto che il borgo irpino è stato sede vescovile –
secondo le fonti rinvenuteci – sin dall’anno 1000. Il paese è stato inoltre luogo di innumerevoli miracoli e
guarigioni prodigiose molte delle quali sono stati molti dei quali riconosciuti dalla Chiesa Cattolica
nell’ambito dei processi di beatificazione e santificazione.
Alla religione sono legati diversi siti dal forte interesse turistico, clicca sui luoghi per scoprire di più.

MUSEO DIOCESANO “SAN GERARDO MAJELLA”
Il museo diocesano si trova in Piazza F. De Sanctis nei locali dell’antico Episcopio di Lacedonia ed è
intitolato a San Gerardo Majella che vi ha vissuto per oltre tre anni, al servizio del Vescovo Albini.

Il pozzo del Miracolo
Al piano terra è conservato il pozzo nel quale il Santo immerse la statua di Gesù bambino affinché
recuperasse la chiave degli appartamenti vescovili che vi era caduta. Il miracolo avvenne in presenza
di testimoni che si trovavano nelle circostanze del pozzo per attingervi l’acqua. Il “miracolo del
pozzo” è uno tra i più celebri operati da San Gerardo, anche perché fu tra le primissime
manifestazioni dei suoi carismi.

Acquasantiera
Sempre al piano terra sono collocate opere provenienti dalla Chiesetta della Consolazione, edificata
nel 1608 e recentemente sconsacrata. Tra queste un’antichissima acquasantiera la cui parte superiore,
da datarsi intorno al 1200/1300, poggia su una colonna più tarda. All’interno del bacino vi è
raffigurata una sirena con due code di delfino. Nella mitologia classica essere malefico che
ammaliava i marinai con il suo dolce canto, nel Medioevo acquisisce nuovi significati simbolici: la
sirena è morte e rinascita al tempo stesso, foriera di rigenerazione e di sapienza. La sirena con due
code di delfino è una rappresentazione tipica del XII-XIII secolo. Diventa un simbolo di qualità
cristiane positive nel Medioevo: l’acqua contenuta nel bacino da uno stato di morte spirituale riporta
alla vita perché in grado di lavare il peccato dallo spirito, proprio come il mutamento di significato
simbolico della figura della sirena nell’età medievale.

Trittico di Andrea Sabatini da Salerno
Il celebre Trittico, raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e i Santi, datato alla fine del 400 e
attribuito ad Andrea Sabatini da Salerno, è probabilmente l’opera più preziosa dell’intera collezione
museale. L’opera è un dipinto ad olio su legno. Nella parte centrale è raffigurata la Vergine Maria
che regge tra le braccia Gesù Bambino, a destra troviamo le figure di San Michele Arcangelo e San
Nicola e a sinistra quelle di San Pietro Apostolo e San Giovanni. Al Trittico è legata una leggenda
secondo la quale sarebbe stato commissionato dal re Ferrante d’Aragona, quale ringraziamento per
essere scampato alla congiura dei Baroni.

Paramenti Sacri
Nel museo è conservata una ricchissima collezione di paramenti sacri, molti dei quali appartenuti ai
Vescovi di Lacedonia. Quelli più antichi risalgono al Seicento. Questi reperti sono autentiche opere
di arte tessile, tenendo in conto il fatto che la manifattura era di carattere artigianale.

CONCATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA
La chiesa fu costruita verso la fine del XVII secolo. I lavori, voluti dal vescovo Gian Battista La Morea,
iniziarono con la posa della prima pietra il 28 settembre 1689 e furono portati a termine nel 1709. Come
ricorda una lapide murata all’interno, la cattedrale fu consacrata il 19 ottobre 1766 dal vescovo Nicola
D’Amato, a cui si deve anche la decorazione interna dell’edificio e la sua elevazione a basilica. Inizialmente
ad una sola navata, nel 1860 furono aggiunte le due navate laterali. Danneggiata dai terremoti del 1930 e del
1980, è stata restaurata con alcune modifiche alle strutture.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CONSOLAZIONE
La chiesa o cappella dedicata a Santa Maria della Consolazione è una delle chiese più antiche di Lacedonia
risalente agli inizi del Cinquecento. La struttura venne ingrandita nel 1585. Nonostante la chiesa oggi appaia
quasi abbandonata, in passato, grazie a regalie testamentarie a suo favore da parte di fedeli, il suo patrimonio
contava numerosi terreni, altri beni e numerosi animali. Questi ultimi, in occasione della festa del 2 luglio,
dedicata a Santa Maria della Consolazione, venivano radunati nel recinto posteriore. La semplice facciata,
presenta un interessante portale di architettura romanica. All’interno, si custodiscono alcune interessanti
opere d’arte del XVIII secolo.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CANCELLATA
La chiesa di S. Maria della Cancellata si sviluppa sopra un tempio dedicato alla dea egiziana Iside. Nel II
secolo d.C. il tempio si trasforma da pagano a cristiano. Nel XVIII secolo viene costruita una nuova
cattedrale nel centro di Lacedonia ed il vecchio tempio, ora chiesa cristiana, viene lasciato in totale
abbandono. Nel 1824 viene costruita una nuova chiesa sul vecchio tempio. Successivamente al terremoto del
1930 la chiesa viene restaurata da parte dell’Ordine Francescano, al quale viene affidata fino al 2002.

CAPPELLA SANTISSIMA TRINITÀ
La chiesa della Santissima Trinità è una cappelletta, le cui origini sono antiche: tra le sue mura il canonico e
storico locale Pasquale Palmese scoprì una lapide di Lucio Licinio, figlio di Marco Licinio Magro, della tribù
Galeria di Roma. La struttura che vediamo oggi non è quella antica. I ripetuti terremoti, infatti, la atterrarono,
tanto che nel XVII secolo il Vescovo La Morea ne ordinò la ricostruzione (o comunque una notevole
ristrutturazione). Al di sopra del portale d’ingresso in pietra, vi sono due lapidi con scritte in latino.
Ulteriormente e fortemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1980, venne nuovamente riaperta al
culto solo nel luglio 2002.

CHIESA DI SAN FILIPPO NERI
Lungo la Piazza dedicata a Francesco De Sanctis, si trova la chiesa o cappella dedicata a San Filippo Neri,
famoso per il detto “Divertitevi, ma non peccate”, tanto da essere definito il “Santo dell’Allegria” ed a cui
Lacedonia dedica ogni anno, il 26 maggio, un’apposita festa. Il culto del Compatrono di Lacedonia, risalente
al 1782, oltre che con la celebrazione della messa ed una processione, prevede nella centrale Piazza
Francesco De Sanctis ed in Largo Tribuni, lo svolgimento di giochi.

CHIESA DI SAN ROCCO
Chiesa dello Spirito Santo, risalente al XVIII secolo. Oggi, non viene più usata l’antica denominazione, visto
che l’edificio religioso viene chiamato Chiesa di San Rocco.

Itinerario Storico-Antropologico

Lacedonia ha una storia millenaria, dato che l’intera zona nella quale sorge il borgo è stata abitata
fin dalla Preistoria. Questo è stato certamente favorito dalla presenza delle grotte tufacee all’interno
delle quali gli uomini primitivi trovavano riparo dai pericoli notturni. La storia ha lasciato tracce del
proprio svolgersi in monumenti ed edifici che è possibile visitare ancora oggi.
Una storia lunga, dunque, che è storia di vite, di umanità. Per questo un viaggio in Irpinia è anche
sempre un viaggio tra i racconti antropologici, tra i racconti esoterici e misterici che quella storia
l’hanno accompagnata.
Clicca sulle attrazioni per scoprire di più.

MUSEO DIOCESANO
Il museo diocesano dedicato a San Gerardo Majella si trova in Piazza F. De Sanctis nei locali dell’antico
Episcopio di Lacedonia. Custodisce reperti archeologici di grande importanza, tra cui spicca una spada
italica del IV secolo a.C., oltre a cippi funerari ed epigrafi di varie epoche (Sannitica, Romana, Medioevale).
La biblioteca ospita oltre cento pergamene medioevali, sessanta tra cinquecentine e seicentine, ma soprattutto
una edizione completa, in lingua francese, dell’Encyclopedie di Diderot del ‘700.

PIAZZA FRANCESCO DE SANCTIS
E’ la piazza principale del paese al cui centro si trova il busto di Francesco De Sanctis a cui è intitolata. Sulla
piazza si affacciano il Palazzo Vescovile e il Castello Pappacoda.

COSTONE RUPI
Lacedonia poggia su una formazione tufacea che presenta numerose cavità, probabilmente frutto di
remote eruzioni vulcaniche del Vulture. Queste cavità e grotte sono state adibite, nel corso della
storia, ad usi differenti: abitazioni e rifugi, luoghi di culto o cantine e depositi. Una tra le cavità più
grandi è denominata Urtacchio della Corte e richiama la radice Huts, termine con il quale i Sanniti
indicavano gli “Orti Sacri” – spazi chiusi dedicati all’adorazione delle loro divinità.

M.A.V.I. – MUSEO ANTROPOLOGICO VISIVO IRPINO
Il museo – che gode dello status di museo di interesse regionale – è situato in un edificio
ottocentesco in Via Tribuni, nel centro storico di Lacedonia.
Elemento caratterizzante del museo è il percorso fotografico e antropologico costituito dalle 1801
foto che l’antropologo Frank Cancian – professore emerito dell’università della California – ha
scattato da gennaio a luglio del 1957, periodo in cui si trovava a Lacedonia per motivi di studio.
Il patrimonio fotografico si sofferma prevalentemente sulla vita quotidiana, sulle abitudini, gli usi e
le attività degli abitanti di Lacedonia. L’obiettivo è quello di restituire uno spaccato di vita vissuta
in cui si raccontano le credenze, i sentimenti, i valori e le idee dei lacedoniesi.

Sulla scia di queste 1801 foto abbiamo oggi il libro ‘Lacedonia, un paese italiano, 1957’ di Frank
Cancian, il pluripremiato cortometraggio ‘5×7, il paese in una scatola’ del regista Michele Citoni e
il concorso fotografico con cadenza annuale ‘1801 Passaggi’

VIA TAGLIATA
La strada più antica di Lacedonia tutt’ora esistente. E’ passata alla storia per essere stata
protagonista di un episodio – certamente suggestivo ma che non trova riscontro certo nelle fonti –
che si è incrociato con le Guerre Puniche, combattute tra Roma e Cartagine tra il II e il III secolo
a.C.. In seguito alla vittoria dei cartaginesi a Canne, i lacedoniesi si ribellarono al dominio di Roma
dichiarandosi fedeli ad Annibale. Sul posto giunse l’esercito romano guidato da Gneo Fulvio
Centumalo con l’intento di riconquistare la città, ma anche Annibale si diresse a Lacedonia
sbaragliando l’esercito romano. Venendo però a conoscenza del fatto che i lacedoniesi avevano
ritrattato la propria posizione, decidendo di schierarsi di nuovo dalla parte dei romani, Annibale
ordinò l’esecuzione tramite decapitazione di molti di loro nella località che corrisponde all’odierna
via Tagliata che riprende il nome da questo evento.

COLONNA DEL PEDOCA
Si tratta di una colonna in travertino situata all’ingresso del paese, nei pressi della chiesa di Santa
Maria della Consolazione. Secondo lo storico Pasquale Palmese, il monumento sarebbe composto
da due reperti: la colonna – ritrovata durante i lavori presso l’antica Cattedrale (la chiesa di Santa
Maria della Cancellata) eretta sui ruderi del tempio pagano di epoca romana dedicato alla dea Iside
– e la croce che venne sovrapposta alla colonna nel 1587 per volere del Vescovo Pedoca.

LE QUATTRO PORTE (In foto Porta degli Albanesi)
Nel centro storico di Lacedonia è possibile vedere residui tratti della cinta muraria della Cittadella
Medioevale fatta costruire dai feudatari Orsini in seguito al tragico terremoto del 1456. L’accesso al
paese era possibile attraversando una delle quattro porte: la Porta degli Albanesi, che guarda verso
oriente, appunto verso l’Albania; la Porta del Messere, che era ubicata presso l’attuale Palazzo
Vescovile e di cui oggi si può vedere solo un passaggio ricavato sotto ad una palazzina e noto come
“Porta di Sopra”; la Porta di Sotto, in vernacolo locale “Port’ R’ Pier” e infine la Porta La Stella, nei
pressi della zona comunemente denominata “sotto le Rupi”.

CASTELLO PAPPACODA
Nel 1496, il re di Napoli assegnò il feudo di Lacedonia al cavaliere Ferdinando Pappacoda. Questi, nel 1500,
vi fece costruire il castello che oggi porta il suo nome ed è sito nell’attuale Piazza Francesco De Sanctis.
All’epoca il castello veniva chiamato Castello Nuovo per distinguerlo da quello della famiglia Orsini,
precedenti feudatari di Lacedonia, caduti in disgrazia in seguito al fallimento della Congiura dei Baroni del 1486

Il Castello Nuovo era munito di bocche per i cannoni, feritoie, merli, passaggi sotterranei. Nel corso
dei secoli è stato gravemente danneggiato dai diversi terremoti e modificato dai lavori di restauro. Del
castello originario restano la merlatura, le feritoie alla torre sud e l’antico pozzo.

CASONE DI MONTEVACCARO
E’ una masseria di campagna fortificata risalente al XIX secolo e ubicata in contrada Montevaccaro. Presenta
una forma quadrangolare con ai quattro angoli altrettante torrette. Al piano terra si trova un unico grande
vano con un camino utilizzato per la lavorazione del latte, il primo piano era adibito ad abitazione mentre gli
altri complessi che si estendono alla sua destra venivano utilizzati come stalle. Circa 150 anni fa il casone
funse da fortino dei briganti che trovarono in Irpinia un luogo congeniale per nascondersi.

ISTITUTO MAGISTRALE FRANCESCO DE SANCTIS
L’Istituto Magistrale fu fondato nel 1878 per volontà dello scrittore, critico letterario, filosofo e politico
Francesco De Sanctis con lo scopo di diffondere il sapere in una zona dell’entroterra meridionale – di cui lui
stesso era originario – attraverso la formazione di una nuova generazione di maestri elementari. In aggiunta al
Magistrale, negli anni Sessanta, viene istituito anche il Liceo Classico. Con la soppressione dell’indirizzo
Magistrale da parte del Ministero dell’Istruzione, questo evolve nell’indirizzo Scienze della Formazione e
Scienze Umane.

MONUMENTO FRANCESCO DE SANCTIS
Lacedonia ha eletto deputato Francesco De Sanctis nel 1875 al Parlamento Unitario. La cittadina lo ricorda
con grande affetto avendogli dedicato una via, una piazza, un monumento e l’Istituto Magistrale.

MONUMENTO AI CADUTI IN GUERRA
Il monumento, omaggio alle Forze Armate e ai Caduti e Dispersi in guerra, rappresenta un milite senz’armi
che lascia l’elmo e libera una colomba, come a rifiutare definitivamente la guerra. L’opera, realizzata
dall’artista Nicola Divietri nel 1986, è situata nell’omonima piazza ed è collocata su due lapidi
commemorative più antiche che ricordano i caduti della Grande Guerra e del II conflitto mondiale.

MONUMENTO AI CADUTI IN MARE
Il Monumento commemorativo ai caduti in mare durante la Seconda Guerra Mondiale si trova nel giardino
alle spalle della Chiesa della Consolazione.

CASA DEL DIAVOLO
L’Irpinia è la terra delle Masciare, delle divinità arcaiche legate al culto della terra, delle leggende e dei riti
magici. A Lacedonia, una leggenda narra che in una sola notte il diavolo costruì una struttura, che si trova in
bilico sulla rupe tufacea del paese. Seppur priva di fondamenta, questa ha resistito a diversi terremoti.
Quella struttura è ancora oggi chiamata “La Casa del Diavolo”.