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Attrazione Religiosa

Attrazione Religiosa

La Religione


Si è soliti dare inizio alla cronotassi dei vescovi della diocesi di Lacedonia con Simeone, asceso al soglio
episcopale nella seconda metà dell’anno 1000, perché è il primo di cui si trova traccia scritta, secondo quanto
riferisce lo storico Giovanni Palmese. Ancora una volta è il Palmese a riferire circa la nomina ad episcopus
laquedoniensis, nel 1070, di Guiberto di Ravenna, che successivamente sarebbe diventato antipapa con il
nome di Clemente III, ruolo che manterrà per un ventennio fino alla sua morte datata al 1100. Tuttavia
questa informazione non è certa e anzi, le fonti farebbero propendere maggiormente per la fallacia di tale
notizia.
Nel corso dei secoli, a partire dal Cinquecento, Lacedonia è stata teatro di una quantità innumerabile di
epifanie di santità – accertate come tali dalla Chiesa cattolica – e di eventi prodigiosi, molti dei quali
riconosciuti come miracoli nell’ambito dei processi di beatificazione e santificazione.

GIACOMO CANDIDO
Ci è dato conoscere in maniera abbastanza esaustiva la vicenda esistenziale di Giacomo Candido, vescovo di
Lacedonia dal 1606 al 1608, anno della sua morte. Non gli ci volle molto per conquistarsi l’affetto della
gente di Lacedonia, soprattutto della maggioranza
afflitta da povertà, considerato che la sua generosità lo induceva a privarsi del suo cibo per donarlo ai tanti
affamati. Inoltre, spesso si recava all’ospedale per accudire personalmente i malati, ai quali teneva
moltissimo. Intanto cominciavano a palesarsi intorno a lui eventi prodigiosi della natura più varia. Un
manoscritto del 1964 di padre Davino Guinigi Lucchese, riporta due carismi in particolare: quello della
lettura delle anime e quello della profezia, che manifestò in molte occasioni. Nei due anni di episcopato
moltissime furono le guarigioni inspiegabili che lo videro protagonista. Dopo la sua morte, la sua fama si era
talmente diffusa, che molti giungevano al suo sepolcro ad impetrare grazie anche da notevole distanza e a
raccoglierne la polvere, che usavano quale reliquia.

SAN GERARDO MAJELLA
San Gerardo nacque in Lucania e visse nel XVIII secolo. In seguito alla morte del padre, dimorò, dal 1740 al
1744, a Lacedonia dove entrò al servizio del vescovo Claudio Albini. Successivamente vi tornò a più riprese
per periodi più brevi.
«Lacedonia è stata, ed è forse, la città più legata e cara a Gerardo, nella buona e nella cattiva sorte.” Così
scrisse Alfonso Amarante nel suo testo “Gerardo Maiella – Strada facendo” e in effetti l’importanza di San
Gerardo è strettamente connessa al borgo di Lacedonia, che vide l’attuarsi di uno dei suoi più celebri
miracoli , quando il santo era ancora giovanissimo. Un
giorno, uscito il Vescovo, Gerardo chiuse la porta dei suoi appartamenti e si recò ad attingere acqua
al pozzo che si trovava nel chiostro, accanto alla Cattedrale di Lacedonia. Il giovane poggiò la chiave sul
bordo del pozzo e questa cadde accidentalmente sul fondo. Gerardo corse nella Cattedrale e, staccata
la statuetta di un bambinello dalle braccia della statua di Sant’Antonio, ne cinse la vita con una corda e
pronunciando le parole “Pensaci tu”, la calò nel pozzo. Tra la meraviglia dei presenti, Gerardo tirò su la
statuetta che teneva tra le braccia la chiave.
Lunghissimo sarebbe l’elenco di coloro i quali furono guariti a Lacedonia per l’intercessione di Frate
Gerardo già quando egli era ancora in vita. La fama dei suoi carismi era talmente diffusa, che nel 1754,
scatenatasi a Lacedonia una grave epidemia che stava mietendo innumerevoli vittime, il Vescovo del luogo
Niccolò Amato, pregò che fosse inviato Gerardo ad offrire sollievo e conforto spirituale agli ammalati. Nei

fatti si sperava che le sue preghiere avrebbero prodotto guarigioni miracolose e che avrebbe arrestato il
flagello epidemico, come poi effettivamente avvenne.
In un’altra occasione Frate Gerardo si trovava a Lacedonia per farvi la questua. Venuto a sapere che una
giovane donna era stata colpita da demenza, mosso a compassione, si fece accompagnare a casa della
sventurata e le restituì l’intelletto con un solo segno di croce.
Gerardo era soggetto, come altri Santi, a fenomeni di estasi mistica e di contemporanea levitazione. Un
giorno, ospite in casa Cappucci, fu condotto ad ammirare alcuni quadri di argomento religioso e giunto
dinanzi a una raffigurazione della Madonna dopo aver esclamato “Quanto è bella! Mirate quanto è bella!”
cadde in estasi e davanti allo stupore dei presenti si librò all’altezza della tela, baciandola devotamente.
Molti altri erano ancora i carismi di Gerardo, tra cui la bilocazione – grazie alla quale guarì un uomo afflitto
da lancinanti dolori che aveva invocato il suo intervento – o ancora la sottomissione del diavolo quando,
scatenatasi una tempesta sulla strada di ritorno da Melfi, costrinse il demone a guidarlo tra i tenebrosi boschi
e gli impervi sentieri verso Lacedonia.

APPARIZIONE DELLA MADONNA DI POMPEI E GUARIGIONE DI UNA GIOVANE
Il 28 di luglio del 1888 si verificò un’apparizione della Madonna di Pompei con guarigione miracolosa di
una giovane moribonda, evento testimoniato in prima persona dal beato Bartolo Longo – fondatore del
santuario di Pompei, che seguì passo dopo passo l’intera
vicenda lasciandone narrazione scritta.
Maria Antonietta Balestrieri aveva diciassette anni, quando, il giorno di Pasqua del 1988, si ammalò di
pneumonite, una malattia che all’epoca non lasciava scampo. Per quanto prontamente le fossero state
prestate tutte le cure disponibili a quei tempi, esse non sortirono alcun effetto di rilievo e non servirono a
fermare il male, che si aggravò oltremodo con il passare dei giorni. In breve tempo non riuscì più a muoversi
e rimase paralizzata e gli stessi medici che l’avevano presa in cura avevano gettato la spugna, comunicando
alla famiglia che non vi era altro da fare. Di fronte a tale disperata situazione, non restava altro che impetrare
l’intervento divino, cosa che la famiglia – estremamente devota alla Vergine di Pompei – si accinse a fare.
Giunse il 28 luglio, giorno in cui si onora il Santo Rosario. Impossibilitata a dormire per i dolori, la giovane
cominciò a recitare la sua ultima Novena alla Madonna di Pompei per raccomandarle la sua anima.
Improvvisamente notò un fascio di luce proveniente dalla porta, si voltò e si trovò dinanzi agli occhi la figura
bellissima della Madonna di Pompei avvolta da una luce abbagliante, che però non le feriva le pupille. La
giovane ascoltò le parole della Vergine Maria e per miracolo fu in grado di nuovo di alzarsi e camminare
essendo totalmente guarita dalla malattia che la affliggeva.

LA STATUA DELL’ADDOLORATA SI ANIMA E PIANGE
Un evento prodigioso ed inspiegabile, nel corso della serata del 28 aprile 1948, sconvolse la quotidianità di
Lacedonia: la statua della Madonna Addolorata, che si trovava, ed ancor si trova, nella Chiesa di Santa Maria
della Cancellata, si animò. Dalle testimonianze
dell’epoca si evince che muoveva palpebre e pupille, respirava, muoveva le labbra e pare abbia versato una
lacrima e mosso il pollice della mano sinistra. Il fenomeno, protrattosi per moltissimi giorni, se pur non in
maniera costante, attrasse una quantità enorme di pellegrini.