Il miracolo del pozzo
Il miracolo del pozzo

Il miracolo del pozzo

Il pozzo e la chiave di Lacedonia.

Lacedonia, come in altri borghi in tutta Italia, esiste un senso di comunità e di condivisione che solo nei piccoli paesi con poche migliaia di abitanti è attuabile. E qui, come altrove, questo senso di comunità nasce dalle tradizioni, gli usi e i costumi condivisi dalle persone del posto. Nei paesini rurali dell’Irpinia, la religione e più in particolare le usanze e le tradizioni legate alla festività in onore del santo patrono, rappresentano un momento cruciale nella vita cittadina: il momento della festa. A Lacedonia, simbolo fondativo di questo senso di comunità è il pozzo del miracolo di San Gerardo Majella.

San Gerardo nacque in Lucania e visse nel XVIII secolo. In seguito alla morte del padre, dimorò, dal 1740 al 1744, a Lacedonia dove entrò al servizio del vescovo Claudio Albini. Successivamente vi tornò a più riprese per periodi più brevi.

«Lacedonia è stata, ed è forse, la città più legata e cara a Gerardo, nella buona e nella cattiva sorte.” Così scrisse Alfonso Amarante nel suo testo “Gerardo Maiella – Strada facendo” e in effetti l’importanza di San Gerardo è strettamente connessa alle stradine che si snodano nel borgo di Lacedonia, dove lui stesso passeggiò negli anni del suo soggiorno irpino, e che videro l’attuarsi di uno dei suoi più celebri miracoli, quando il santo era ancora giovanissimo: il miracolo della chiave.

Gerardo era stato assunto al servizio del Vescovo Albini, suo conterraneo, Episcopo della diocesi di Lacedonia. Si narra che il Vescovo fosse un uomo particolarmente collerico e addirittura manesco, probabilmente per sottolineare per contrasto la bontà e lo spirito di sacrificio di Gerardo ma in realtà non risulterebbe strano per l’epoca che l’educazione dei giovani passasse per il bastone. Accadde un giorno che, uscito il Vescovo, Gerardo chiuse la porta dei suoi appartamenti e si recò ad attingere acqua al pozzo che si trovava nel chiostro, accanto alla Cattedrale di Lacedonia. Il giovane poggiò la chiave sul bordo del pozzo e questa cadde accidentalmente sul fondo. Pur non temendo la punizione che avrebbe ricevuto dal severo Vescovo, Gerardo si preoccupò del dispiacere che gli avrebbe arrecato e decise, pertanto, di fare l’unica cosa in grado di dargli conforto, affidarsi a Gesù. Corse nella Cattedrale e, staccata la statuetta di un bambinello dalle braccia della statua di Sant’Antonio, ne avvolse la vita con una corda e pronunciando le parole “Pensaci tu”, la calò nel pozzo. Tra la meraviglia dei presenti, Gerardo tirò su la statuetta che teneva tra le braccia la chiave.

Tra la popolazione si sparse la voce dell’evento prodigioso e Gerardo, che fino a quel momento veniva spesso deriso e preso in giro dalle persone del posto, divenne oggetto di grande stima.

Oggi il pozzo, luogo del miracolo, non si trova più nel chiostro accanto alla Cattedrale, che probabilmente fu danneggiato dai vari terremoti che si sono succeduti nel tempo, ma è stato ricollocato al piano terra dell’Episcopio, dove è stato creato un museo intitolato a San Gerardo Majella, il Museo Diocesano San Gerardo Majella. Il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali finanziò un intervento di recupero volto a riconferire al pozzo i suoi caratteri originari ma solo alcuni di questi sono stati evidenziati, durante i lavori, a causa dell’assenza di documenti che ne dimostrassero l’originaria configurazione.

Il pozzo, all’interno del Museo Diocesano, non rappresenta soltanto un reperto storico inanimato, ma è parte della vita di Lacedonia, un pezzo di un puzzle che compone l’identità dei lacedoniesi, parte di quel senso di comunità che ancora oggi vive nella tradizione della festa patronale che si celebra ogni anno il 16 ottobre in onore di San Gerardo Majella, protettore delle mamme e dei bambini.

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