Il Costone Rupi
Il Costone Rupi

Il Costone Rupi

Il Costone Rupi: il rapporto delle grotte con la storia degli uomini.

Il borgo di Lacedonia insiste su una formazione di tufo giallo generata, probabilmente, dalle eruzioni del vicino vulcano Vulture. Lo scosceso versante meridionale del borgo irpino, denominato “Rupi”, è letteralmente costellato di queste grotte che un censimento, approssimativo per difetto, indica in oltre 150.

Una tra le cavità più grandi è denominata ‘Urtacchio della Corte’ e nel suo nome ricorda la radice Hurtz, termine con il quale i Sanniti denominavano gli ‘Orti Sacri’, ovvero degli spazi chiusi dedicati alla liturgia e all’adorazione degli dèi.

Il Costone Rupi, simbolo di Lacedonia, nelle varie epoche storiche è stato utilizzato in diversi modi ma tutti ne attestano il valore che le grotte hanno avuto nel rapporto tra l’uomo e la fondazione della comunità.

LE GROTTE NELLA PREISTORIA

Ai principi del 900 l’antropologo Abele De Blasio condusse una ricerca che gli fruttò la scoperta di alcune punte lapidee di freccia, una delle quali particolarmente importante perché a forma di “mandorla”, essendo riferibile, pertanto, ad epoca paleolitica intorno alla fine del pleistocene.

Questo attesta la presenza umana nelle grotte già circa dodici-tredici mila anni fa.

In quel lontano periodo il territorio era, dunque, già attraversato da gruppi di cacciatori – raccoglitori nomadi o seminomadi, che vivevano cibandosi di quanto la terra spontaneamente offriva loro. Proprio le grotte rappresentavano per loro un luogo sicuro di riparo notturno da intemperie e predatori.

LE GROTTE IN EPOCA SANNITICA

La presenza dell’uomo a Lacedonia non presenta soluzione di continuità lungo le epoche, ma la presenza maggiore e più rilevante di insediamenti umani si attesta sicuramente in epoca sannitica.

Il sistema abitativo dei Sanniti in tutte le varietà tribali si fondava su un sistema di vici et pagi, ovvero piccoli villaggi composti di capanne lignee. Non è tuttavia da escludere che anche le grotte avessero un qualche ruolo abitativo, mentre sembra certo il loro uso per scopi sacri. Da qui l’appellativo Urtacchio della corte, che fa riferimento alla radice HURZ, che in lingua osca designava un luogo consacrato, spesso all’aperto, dedicato al culto di tutto il pantheon sannitico.

L’Urtacchio della corte, tra le più grandi ed imponenti delle grotte del Costone, costituisce l’entrata ad una serie imprecisata di altre caverne ad oggi inaccessibili a causa di una frana.

LE GROTTE IN EPOCA ROMANA

A partire dal 293 a.C., anno della colonizzazione romana, fu istituito un agglomerato urbano che rispondeva al nome di Aquilonia. Le grotte, in questo caso, rimasero fuori dall’abitato, che era collocato sul lato nord del colle.

Tuttavia le cavità naturali non rimasero inutilizzate, ma vennero adibite a depositi, magazzini, talvolta unità abitative, mentre alcune di esse conservarono la loro sacralità.

LE GROTTE NEL MEDIOEVO

Nel 1456 l’agglomerato urbano di epoca romana fu completamente distrutto da un violentissimo terremoto. Per tale ragione il centro fu ricostruito sul lato meridionale del colle, dove si trovano le grotte.

Anche nel medioevo le grotte mantennero la loro sacralità. Una epigrafe in latino, ritrovata sulla sommità di una grotta attesta che essa era stata adibita a chiesa rupestre.

LE GROTTE OGGI

L’abbandono delle campagne che ha colpito tutti i paesi dell’entroterra appenninico del Meridione d’Italia, con il conseguente abbandono delle grotte al loro destino da parte dei contadini che provvedevano alla loro manutenzione, ha accelerato, purtroppo, il processo di erosione della roccia tufacea.

Oggi è in atto un progetto di recupero e valorizzazione del Costone Rupi da parte del gruppo di progettazione e riabilitazione strutturale +TSTUDIO in collaborazione con l’amministrazione comunale. L’intervento intende recuperare un luogo simbolo di Lacedonia che negli anni ha rappresentato la connessione tra l’essere umano e la sua identità più profonda.

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